Low Inflammation ed Equilibrio redox

La low-grade inflammation, o infiammazione cronica di basso grado, è una condizione in cui il sistema immunitario rimane attivato in modo lieve ma costante, senza sintomi evidenti come febbre o dolore acuto. A differenza delle infiammazioni “classiche”, visibili e rapide, la LGI agisce silenziosamente nel tempo, influenzando diversi organi e tessuti.

Questo tipo di infiammazione è spesso associato a stress ossidativo (un eccesso di molecole chiamate ROS), insulino-resistenza, accumulo di grasso viscerale e disfunzione mitocondriale. Col tempo, può contribuire allo sviluppo di varie malattie croniche e degenative

Quando lo stress ossidativo aumenta, i delicati meccanismi di comunicazione cellulare basati sull’equilibrio redox si alterano.

Questo squilibrio favorisce la cosiddetta Low Inflammation: uno stato infiammatorio cronico e silenzioso, ma costante, che nel tempo indebolisce le cellule e i tessuti, aprendo la strada a diverse patologie croniche e degenerative.

Il ruolo dei ROM/ROS (Reactive Oxygen Metabolites/Species) e del PAT (Plasma Antioxidant Total) è centrale nella definizione dello stato redox sistemico e nella caratterizzazione delle basi fisiopatologiche dell’infiammazione cronica di basso grado (low-grade inflammation, LGI).

L’eccessiva produzione di ROS, se non adeguatamente tamponata dai sistemi antiossidanti endogeni, induce danno ossidativo a lipidi (lipoperossidazione), proteine (carbonilazione) e DNA (8-oxo-dG), attivando risposte cellulari di stress quali UPRmt, autofagia e una modulazione sfavorevole dell’asse Nrf2/Keap1. Contestualmente, la riduzione dell’attività degli enzimi antiossidanti (SOD, GPx, catalasi) e della disponibilità di glutatione ridotto (GSH) contribuisce alla stabilizzazione di un fenotipo pro-ossidativo.

Tale stato pro-ossidativo costituisce uno dei principali drivers molecolari della low-grade inflammation (LGI).
 I ROS in eccesso, infatti, agiscono da segnali pro-infiammatori attivando direttamente i pathway NF-κB, MAPK (p38, ERK) e JNK, che a loro volta determinano un incremento della trascrizione di citochine (IL-6, TNF-α, IL-1β), chemochine e mediatori pro-infiammatori. Inoltre, il danno ossidativo a livello mitocondriale favorisce il rilascio di DAMPs (DNA mitocondriale ossidato, cardiolipina, proteine danneggiate) che stimolano pattern-recognition receptors come TLR9 e NLRP3, amplificando ulteriormente la risposta infiammatoria.

Il risultato è un circolo vizioso oxi-inflammatorio:

  • ROS elevati → attivazione dei pathways pro-infiammatori,
  • infiammazione persistente → ulteriore incremento della produzione di ROS da parte di mitocondri disfunzionali e cellule immunitarie attivate (neutrofili, macrofagi M1).

Questa reciproca amplificazione tra stress ossidativo e infiammazione di basso grado è alla base delle principali condizioni cronico-degenerative associate alla LGI (insulino-resistenza, aterosclerosi, neuroinfiammzione, diabete di tipo 2, obesità viscerale).

In tale contesto, la valutazione combinata dei ROM, come indicatori quantitativi dei metaboliti ossidanti circolanti, e del PAT, quale misura della capacità antiossidante totale plasmatica, consente una profilazione redox avanzata. L’integrazione di questi due parametri permette di derivare indici funzionali in grado di riflettere in modo più accurato l’equilibrio tra pressioni ossidative e difese antiossidanti. Ciò risulta utile per:

  • identificare in fase precoce condizioni di sbilanciamento redox;
  • stratificare il rischio nei pazienti con sospetta LGI o condizioni cronico-degenerative correlate;
  • monitorare l’efficacia di interventi terapeutici mirati alla modulazione dello stress ossidativo e dei pathway infiammatori (Nrf2, AMPK, SIRT1).

 

In questo equilibrio ritrovato, l’ozonoterapia gioca un ruolo chiave. Grazie alla sua capacità di modulare lo stress ossidativo, aiuta il corpo a riequilibrare i processi redox, sostenendo i naturali meccanismi antinfiammatori e rigenerativi. Il risultato è un miglioramento della funzionalità cellulare e una sensazione generale di maggiore energia e benessere.

Significato clinico dei test

  • ROM test (Reactive Oxygen Metabolites): misura indiretta della produzione di radicali liberi attraverso la quantificazione di idroperossidi plasmatici. Valori aumentati indicano uno stato di  stress ossidativo attivo e una possibile attivazione infiammatoria di basso grado.
  • PAT test (Plasma Antioxidant Test): determina la  capacità antiossidante totale del plasma, valutando la rapidità e l’efficienza dei sistemi redox endogeni nel neutralizzare i radicali ossidanti.

Applicazioni cliniche

Il monitoraggio dei parametri ROM e PAT risulta utile per:

  • Identificare precocemente stati di infiammazione silente e stress ossidativo ;
  • Valutare la risposta a interventi terapeutici o nutrizionali  mirati al riequilibrio redox;
  • Personalizzare strategie di prevenzione metabolica e anti-aging ;
  • Supportare la diagnosi differenziale in pazienti con condizioni infiammatorie croniche a bassa intensità .

Conclusioni

Il dosaggio integrato di ROM e PAT rappresenta un biomarker funzionale  di grande utilità nella valutazione dello stato ossidativo e infiammatorio sistemico.
 La loro interpretazione contestualizzata al quadro clinico del paziente consente una 
diagnosi precoce e un follow-up oggettivo  degli interventi volti al ripristino dell’equilibrio redox e al controllo della low-grade inflammation.